NASTRO MAGNETICO

Il nastro magnetico è un supporto di memorizzazione ad accesso sequenziale (per accedere ad un dato è necessario scorrere il nastro fino a raggiungere la posizione dove il dato si trova). Inizialmente utilizzato come supporto di memoria per l’elaborazione delle informazioni, a causa della lentezza nell’accesso ad informazioni non sequenziali, è stato successivamente impiegato per l’archiviazione offline e a lungo termine delle informazioni, dove è tutt’oggi impiegato.

Approfondimenti

L’archiviazione su nastro è la più antica tecnologia di memorizzazione ancora in uso nel campo dell’informatica. I computer IBM della fine degli anni ‘50 utilizzavano nastri simili a quelli in uso nella tecnologia di registrazione audio, ricoperti da uno strato di ossido metallico. Il nastro magnetico era avvolto su bobine da 10,5 pollici di larghezza ed erano disponibili in diverse lunghezze, le due più comuni erano quelle da 2.400 e da 4.800 piedi.
Le prime unità a nastro IBM erano piuttosto complesse, impiegavano il vuoto nelle colonne destinate a raccogliere la quantità di nastro che dovevano servire da buffer. Ciò serviva per evitare strappi alle bobine e a garantire fluidità e continuità anche nelle partenze e fermate del nastro stesso.
Le variazioni sulla tecnologia del nastro in bobina non tardarono ad arrivare con il LINCtape e il suo derivato, il DECtape, della DEC. Il LINCtape possedeva un sistema di formattazione a traccia fissa, che permetteva di leggere e riscrivere, nello stesso posto, dei blocchi predefiniti di dati. Le capacità e la velocità di trasferimento erano simili a quelle dei dischetti, ma il tempo d’accesso andava dai 30 ai 60 secondi. Le bobine erano collocate dentro una cartuccia per proteggere il nastro e facilitarne la manipolazione.
Le unità a nastro drive, transport o deck utilizzavano motori passo-passo per avvolgere il nastro nella bobina, mentre questo veniva mantenuto in contatto con la testina di lettura/scrittura, per mezzo del capstan, un mandrino rotante utilizzato per spostare il nastro registrazione attraverso il meccanismo di un registratore.
I dati erano incisi in sette tracce parallele lungo tutta la lunghezza del nastro; ciò permetteva di memorizzare o leggere simultaneamente sei bit, più il bit di parità. La densità di registrazione più utilizzata era di 556 caratteri per pollice.
Il nastro era dotato d’indicatori riflettenti in corrispondenza delle due estremità; entrambe segnalavano rispettivamente l’inizio “ beginning of tape” (BOT) e la fine “end of tape” (EOT) all’unità nastro.