ERCOLE BOTTANI

Professore del Politecnico di Milano (Volpago del Montello, Tv 1897 – Milano 1978). Insegnante del Politecnico, alla fine della II Guerra Mondiale era stato commissario per l’energia elettrica dell’Alta Italia. Nel 1955, assieme al rettore del Politecnico Gino Cassinis, fondò il Centro di calcoli numerici, primo centro di calcolo elettronico in Europa. Negli anni ’60 promosse la costruzione della Metropolitana Milanese. Le origini del DEI risalgono al 1928, anno di fondazione dell’Istituto di Ingegneria Elettrica del Politecnico di Milano . Ma la sua storia ufficiale inizia nel 1940 quando Ercole Bottani, professore di Ingegneria Elettrica, intraprende lo studio delle reti elettriche per il calcolo automatico. Sono gli anni in cui va progressivamente crescendo l’interesse della comunità scientifica internazionale verso applicazioni tecnologiche che permettano la risoluzione automatica di sistemi matematici complessi.


Intervista al prof. Vito Amoia

1. Buongiorno professor Amoia. Vorremmo che ci illustrasse la figura di Ercole Bottani.
Diceva di essere un milanese “arioso”, veniva dalle campagne di Treviso. Vestiva un tre pezzi di sartoria, ma calzava un paio di scarponi rinforzati sui tacchi da ferri a mezzaluna, per limitare il consumo del cuoio. Era un professore eccentrico; entrava in aula preceduto dal fracasso dei ferri sui pavimenti in legno, alto e ben pasciuto, con un sorriso smagliante. Aveva condotto gli studi superiori in un Istituto per Periti Tecnici e forse anche per questo motivo fu un uomo dalla “penna difficile”. Ercole Bottani, infatti, fece molte scoperte, evitando però la pubblicazione della maggior parte di esse. Scrisse in realtà alcuni libri, denominandoli “appunti”: scrisse il primo volume con l’aiuto del professor Sartori, però non appose il suo nome tra gli autori, a differenza di quanto fece relativamente al secondo volume, che pubblicò con Luigi Dadda.
2. Che percorso di studi compì?
Come abbiamo detto, Ercole Bottani si diplomò in un Istituto Tecnico e questo tipo di formazione incise sulla sua personalità come ricercatore, inducendolo a preferire le applicazioni pratiche ai lavori teorici. Si laureò poi con 110 e lode in Elettrotecnica Generale con il professor Angelo Barbagelata. Al concorso per la cattedra straordinaria di Misure Elettriche arrivò secondo, ma ottenne comunque il posto, perché il Politecnico, indipendentemente dai risultati dei concorsi, selezionava le menti che riteneva più adatte per la propria struttura. Poco tempo dopo il professor Ferdinando Lori, Ordinario di Elettrotecnica Generale, andò in pensione e Bottani fu chiamato a ricoprire quella carica. Quando morì il professor Vecchiacchi, Direttore della sezione Telecomunicazioni Elettroniche, Ercole Bottani prese il suo posto, valendosi anche del successo che questa disciplina otteneva nel mondo: era infatti nata da poco la tv coi tubi a vuoto.
3. Quali furono i suoi lavori sul patatoide?
Grazie alla sua formazione e al metodo di lavoro che aveva elaborato in ambito milanese, pose al centro della propria ricerca e della propria prassi il problema, non la teoria. Tutto questo gli permise di avere una attenzione specifica nei confronti della realtà e di sviluppare conoscenze maggiormente applicative.
Un’impostazione siffatta lo spinse a percorrere strade diverse rispetto a quelle delineate dalla Fisica e ad allontanarsi anche da principi fondamentali di quella disciplina, come l’equazione di Maxwell. Bottani non si basava su questa equazione, in quanto molto complessa a livello matematico, ma soprattutto perché relativa alla Teoria del Continuo. Tra gli obiettivi dei fisici, infatti, c’è il formulare leggi che dipendono soltanto dalla materia del sistema. Il problema è che la densità non può essere misurata direttamente con nessuno tipo di strumento, a differenza delle altre grandezze. Bottani, influenzato dalla contemporanea corrente di pensiero del Positivismo, arrivò a considerare il “patatoide”, per mezzo del quale, attraverso il punto di
domanda, si garantì la possibilità di analizzare un sistema, senza preoccuparsi di quale materiale sia costituito.
4. Potrebbe parlarci dell’impegno del professor Bottani nell’ambito della ricostruzione dell’Italia nel dopoguerra?
Un giorno mi chiese cosa mi suscitasse curiosità, ed io risposi: “Tutto quello che si muove per via elettrica”. “Roba vecchia” osservò, “ti raccomanderò ai miei vicini dell’Istituto di Elettrotecnica Industriale”. Fu così che, a metà degli anni 60, divenni Assistente Incaricato di Macchine Elettriche al Politecnico.
Da allora iniziai a riflettere sulle “opere ed i giorni” del mio docente di riferimento, per trarne una lezione di vita. In effetti gli scarponi del mio professore avevano già da tempo lasciato un’impronta indelebile sulla terra milanese, assieme alle scarpe più eleganti dei politici e degli imprenditori, attori del miracolo industriale ed economico italiano degli anni 50. Prima, durante e dopo la Seconda Guerra Mondiale la vicinanza tra Impresa ed Università portò rapidamente alla piena ricostruzione dell’Industria Elettrica in seguito alle distruzioni del periodo bellico.
Ercole Bottani, ben inserito nell’ambiente, al termine del conflitto portò un contributo significativo alla ricostruzione del tessuto produttivo dell’Italia di allora: in qualità di Commissario per l’Energia Elettrica dell’Alta Italia ottenne grandi riconoscimenti per le qualità di mediatore nella ripartizione dell’energia elettrica. L’energia elettrica era infatti, a quel tempo, un bene di limitata disponibilità, conteso tra l’utilizzo per uso industriale e quello civile. Queste capacità politiche, nel 1956, gli consentirono in primo luogo la progettazione e in seguito la fondazione del Centro Elettrotecnico Sperimentale Italiano (CESI): si trattava del Laboratorio Nazionale di Misure e Sperimentazioni Elettroniche. Le imprese italiane del settore, tutte di proprietà privata, contribuirono finanziariamente alla fondazione.
Nello stesso periodo Bottani prese viva parte al travaglio politico ed industriale che portò, nel 1955, alla approvazione da parte del Ministero dei Trasporti del progetto della prima linea della metropolitana milanese, presentato dalla Giunta Comunale del sindaco Virgilio Ferrari, operativa dal 1951 al 1961. Il sindaco apparteneva alla cosiddetta “Alleanza di Centro” formata dalla Democrazia Cristiana e da partiti minori, ad esclusione dei partiti di Sinistra. Il Governo italiano nell’occasione precisò che non avrebbe stanziato fondi per finanziare l’opera: Milano avrebbe dovuto provvedere autonomamente a reperire le risorse economiche necessarie.
La metropolitana avrebbe inciso profondamente sul tessuto sociale ed urbanistico del territorio ed avrebbe assorbito una parte cospicua dei fruitori del trasporto di superficie, gestito da ATM, il cui personale era storicamente orientato a sinistra. Per di più l’opera appariva irrealizzabile perché il Comune di Milano non disponeva di risorse sufficienti, a causa di vincoli di bilancio ed in assenza di imprese interessate alla realizzazione dell’opera in cambio di una partecipazione agli utili. La Giunta Comunale risolse il problema finanziario, nel 1956, creando una società aperta al finanziamento privato, la MM SpA, presieduta da Ercole Bottani, il tecnico più popolare ed affidabile del territorio milanese. In base allo statuto, la MM SpA, a maggioranza pubblica, avrebbe provveduto alla costruzione ed alla gestione del trasporto in sotterranea; gli utili sarebbero serviti anche per la progettazione e la realizzazione di una seconda linea.
L’ATM e la sinistra politica, al momento, incassarono il colpo. Ma durante i lavori di costruzione, dal 1956 al 1964, il vento della politica cambiò direzione, perché nuovi equilibri
parlamentari promossero il così detto “Centrosinistra organico”, formato esclusivamente da democristiani e socialisti. Questa alleanza ebbe proprio Milano come centro sperimentale di progettazione ideologica del nuovo indirizzo politico, rivolto, in particolare, alla riorganizzazione dell’economia su base pubblica. Secondo le nuove direttive Piero Bassetti, nel 1961, attaccò gli indirizzi del sindaco Ferrari affermando che fosse necessario considerare i trasporti come una leva per lo sviluppo sociale e la programmazione territoriale, anche a prezzo di disavanzi pubblici. Questa visione comportava l’estromissione dei privati dalla proprietà dei sistemi di trasporto ed il loro affidamento completo ad ATM quale gestore sottoposto alle direttive politiche della Giunta. Poco più tardi, nel 1962, il governo Fanfani nazionalizzò le imprese elettriche e ne affidò la gestione, nel 1963, all’Ente Nazionale per l’energia elettrica (ENEL). Le elezioni comunali del 1961 videro la vittoria del Centrosinistra organico e Gino Cassinis, già rettore del Politecnico, divenne il nuovo sindaco: Ercole Bottani si trovava politicamente in pieno scontro con il suo rettore!
La giunta Cassinis decise di comprare le azioni di proprietà privata di MM SpA, di affidare la gestione della linea 1 della metropolitana ad ATM e di trasformare MM SpA in una società per la progettazione e la costruzione delle linee metropolitane milanesi. Il prof. Bottani si dimise dalla presidenza di MM escludendo, come riferì al Corriere Della Sera, di poter restare a capo di una organizzazione costretta a subire il riflesso degli accordi tra i partiti. Non vi furono per lui ulteriori occasioni di impegno pubblico.
5. Quale fu la concezione del mondo e della realtà del professor Bottani?
Contemporaneo di Einstein, di Chaplin, protagonista del proprio tempo sull’onda del positivismo, Bottani inventò il patatoide che rappresenta il suo pensiero scientifico e non solo: può rappresentare la sua Weltanschauung.
6. Che lezione ci può lasciare una persona come Ercole Bottani?
Ecco la lezione di vita del mio docente di riferimento: occorre tendere l’arco e scagliare le proprie frecce verso il futuro, pur nella certezza che ogni vero uomo avrà la sua Waterloo. Sebbene il mio modo di pensare e di agire sia stato maggiormente in sintonia con quello di Piero Basetti, Gino Cassinis, Amintore Fanfani, Adriano Olivetti, Piero Gobetti, sento l’urgenza di rendere omaggio a chi, in buona fede e proficuamente, ha espresso un pensiero ed una linea di azione diversi. In questo spirito, nel 1994, in qualità di Presidente di ATM, mi recai nel mezzanino della Stazione Piola per apporre una targa in memoria del fondatore della metropolitana milanese e per ricordare agli studenti la lezione di vita del “mio” professore, Ercole Bottani